domenica 18 aprile 2010

Cristian, che aspetta in carcere la verità sul suo caso - da Qui Berlino

Da quasi un anno Cristian Picchione è in carcere a Berlino in custodia cautelare. Il suo è un caso particolare, ci spiega l'avvocata che ne sta curando la difesa per il processo d'appello, Maren Burkhardt, viziato da alcune stranezze procedurali e da evidenti incongruenze nelle testimonianze dei due agenti che lo accusano.

Cristian potrebbe essere vittima di un grave scambio di persona, come lasciano pensare alcuni elementi emersi nel dibattimento.

In primo grado il trentenne romano è stato condannato a due anni e mezzo di prigione per grave violazione della quiete pubblica, tentata lesione aggravata e per aver contravvenuto al divieto di coprirsi il volto durante una manifestazione. E' accusato di aver lanciato - in tre diverse occasioni nel giro di poco più di un'ora - 17 bottiglie di birra contro gli agenti di polizia che tentavano di riportare ordine nella notte del primo maggio 2009, in occasione degli scontri per la festa dei lavoratori.

Cristian è stato condannato esclusivamente in base alle testimonianze di due agenti della polizia criminale del Land di Berlino, che quella notte erano in servizio in borghese tra le migliaia di persone presenti. I due lo avrebbero individuato in un primo momento, e poi riconosciuto in seguito. Dicono di averlo osservato, senza perderlo di vista, mentre attaccava con un fitto lancio di bottiglie una centuria della polizia.

Quel ragazzo era incappucciato, aveva un sottile foulard nero sul viso, lanciava le bottiglie che aveva in mano e che si era infilato nei tasconi dei pantaloni. I due poliziotti hanno descritto il soggetto alla centuria della polizia federale che, poco dopo, ha arrestato Cristian mentre era fermo all'angolo della strada, vicino a un'amica. Uno degli agenti che l'ha fermato ha detto che il romano non ha fatto resistenza, non ha detto niente, ma aveva una faccia molto sorpresa.

Cristian quella notte portava una vistosa kefia bianca al collo - che poi è sparita dai suoi effetti personali - e i suoi pantaloni non avevano i tasconi laterali descritti dagli agenti. E' stato possibile accertarlo grazie a un video, spuntato solo in appello per un caso fortuito. Anche l'altezza dell'aggressore non coinciderebbe con quella di Cristian, e ci sono contraddizioni nelle testimonianze sul punto da cui avrebbe lanciato le bottiglie. Uno dei due agenti, inoltre, ha compilato il verbale solo un mese e mezzo dopo i fatti - quando il giudice si è accorto che mancava dagli atti - leggendo prima quello del collega. Elementi che fanno pensare sulla "purezza" e l'attendibilità dei ricordi dei testimoni.

Nel giudizio sul processo di primo grado - che si è svolto tra alcune gravi irregolarità, come la presenza di agenti armati in aula durante alcune udienze - non si è tenuto conto delle contraddizioni emerse durante il dibattimento. Ora il processo di secondo grado è in pieno svolgimento e al giudizio mancano due udienze, quella di domani e l'ultima, mercoledì.

Lo scorso primo maggio - violento come non era stato dal 2004 - la polizia tedesca ha subito molte critiche per il modo in cui è stata gestita la piazza, sia dal centrodestra che dalla sinistra. In quella notte sono state fermate 289 persone, quasi il doppio rispetto al 2008, e 273 poliziotti sono rimasti feriti - 14 dei quali non hanno preso servizio il giorno dopo.

Le circostanze per cui Cristian Picchione è arrivato quel primo maggio a Berlino ce le racconta la compagna, Moira. Il giovane - che prima di partire prestava assistenza domiciliare ai disabili - aveva lasciato la capitale alla fine di aprile. Berlino lo attraeva ed era venuto per vedere da vicino come avrebbe potuto viverci. Da Roma Cristian aveva preso contatto con un'azienda locale, che gli aveva risposto e con cui avrebbe dovuto avere un colloquio prima di tornare a casa. A Berlino sarebbe tornato in un secondo tempo, per lavorare. Ma quel nuovo progetto di vita, appena passati i trent'anni, è naufragato in una sera.

L'arresto non ha condizionato pesantemente solo la sua vita. Da allora Moira, la compagna di Cristian, ha lasciato Roma e si è trasferita a Berlino per stargli vicina. Riescono a vedersi nel carcere di Moabit una volta ogni due settimane, con la presenza costante di un poliziotto e un traduttore che riferisce i contenuti dei loro colloqui. Nonostante tutto Cristian sta bene, dice Moira, è riuscito a rimanere forte.

A Berlino attualmente ci sono più di cinquemila persone incarcerate. L'anno scorso si sono verificati ben nove casi di suicidio, oltre a ventidue tentati suicidi. Un record particolarmente negativo se paragonato con gli anni precedenti - due suicidi nel 2008 e quattro nel 2007.

(pubblicato su Liberazione)

Articolo tratto da: Qui Berlino
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1 commenti:

Anonimo ha detto...

ahahah viva la manifestazione del primo maggio di Berlino!! :) e poi... violenta come non era stata dal 2004?!? come facevamo a non beccarla proprio noi?! ihih povero però questo tizio qua...